E qui c'è posto e giustificazione
per un'altra realtà politica: la democrazia, punto di partenza della
quale è proprio l'affermazione della legittimità di ogni
forma di pensiero, e la negazione di tutte le rivelazioni di verità,
perché la verità è concretazione e creazione di ogni
individuo, ed è insieme progresso e universalità
che trascende la possibilità dei singoli. In questa fede che è
semplicemente una forma di enunciazione della parità di diritti
e di doveri, dell'eguaglianza di possibilità, c'è la parte
sana della democrazia che si identifica con
l'idealismo. Ma nella parte sana della democrazia c'è
stata una profonda iniezione corruttrice di settarismo settecentesco. La
democrazia che nega tutte le fedi, tutte le rivelazioni, perché
tutte le supera e comprende è diventata anticlericalismo, s'è
limitata ad essere lotta contro una setta e s'è quindi abbassata
sino ad acquistare i caratteri di setta. E nell'umanitarismo alla Rosseau
ha confuso uguaglianza di possibilità con uguaglianza di attualità,
alla libera differenzazione ha opposto un amore universale sterile e pacifico,
ha fatto degenerare la sana tolleranza, che era la sua fede concreta, in
indifferenza ideale che consente poi in pratica la più biliosa intransigenza
e i più vili accomodamenti. Della sua affermazione ha fatto
una dottrina, mentre non era che un punto di partenza su cui esplicare
la propria attività. Il frasaiolismo radicale e massonico ha pervaso
ed occupato ogni ideale democratico. Ed anche la parola ne è stata
screditata. Democrazia è diventata sinonimo di demagogia. Si è
confusa anche per molti col socialismo, una specie di socialismo non rivoluzionario
pieno di giustizia e di buona volontà. Una nuova rivelazione di
verità, o pressappoco. Noi tuttavia non ci distogliamo da questa
base che sola abbiamo riconosciuta sana e feconda. Ne facciamo punto di
partenza anche per l'attività nostra, la forma in cui esplicare
la passione nuova; solo un'affermazione di spiritualità intensa,
di idealismo che non sa ostacoli può essere compatibile con la nostra
premessa di fede democratica. Ma il nostro idealismo non può limitarsi
a uno sforzo teorico, deve pervadere noi e il tutto di un soffio solo,
di vita intima,
intensa. Essere ad ogni momento noi, realizzare
tutta la nostra possibilità di azione per noi e per gli altri in
ogni istante, sentire il palpito esultante ed inebriante della vita, sempre,
e non come mezzo a questa o quella pallida idealità evanescente,
ma in sé e per sé come mezzo e fine della idealità
che si sprigiona dal suo intimo. Attingere in tale fede la capacità
e la forza di rinnovarsi ad ogni istante, render la vita come umanità
che si svolge e si supera, debolezza che si vince senza arrestarsi mai,
concretezza in cui ogni umile atto acquista la sua santità, la sua
cosacrazione, perché è atto nostro: ecco la gioia e il significato
dell'essere, la divinità del tempo, che è progresso in cui
muore l'ostacolo! Questa potenza vivificatrice dello spirito è soffocata
negli uomini dalle degeneri abitudini, cristallizzazioni in cui tutto l'ardore
si perde, pigrizia bestiale per cui si potrà fuggire la fatica,
la lotta, ma ottenendo una pace, una quiete estenuante, in cui echeggia
solo più il ritmo snervante e monotono delle occupazioni di tutti
i giorni.
Bisogna che noi creiamo una conquista nuova, e
poiché conquistare non è che allargare i propri limiti, bisogna
che noi [...] arriviamo a vedere in ogni fatto, in ogni conseguenza, una
parte della nostra anima stessa. Con questa passione profonda - che non
diventa abitudine, e neppure azione inconsulta, ma resta normalità
intensa, conquista progressiva e non intermittente e frammentaria - non
si concilia la freddezza e l'indifferenza che pervade e irrigidisce la
vita d'oggi. Malattia che consuma ed uccide, bassezza per cui i nervi si
rompono all'atto stesso della loro funzione. Tutta la vita moderna è
estenuata da questa spaventosa anemia. Ma noi ci ribelliamo. Riportiamo
a
questo punto la distinzione tra moralità e immoralità.
Non può essere morale chi è indifferente. L'onestà
consiste nell'avere idee, e credervi e farne centro e scopo di se stesso.
L'apatia è negazione di umanità, abbassamento di se stessi,
assenza di idealità. Può essere in molti affettazione di
superiorità e pretesa di originalità, ma a tutta la massa
di assenti c'è da preferire gli intolleranti, gli uomini feroci
di parte pervasi da odio che non cessa. Questi prendono posizione, non
fuggono la lotta. Ed è più umana la malvagità che
la vigliaccheria [...]
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